Quando la tecnologia la dovevi capire e non solo toccare
Ci sono generazioni che hanno imparato a usare la tecnologia e poi c’è la mia, che prima di usarla doveva montarla. Non è nostalgia, è sopravvivenza informatica: per accendere un PC, prima dovevi aprire un case beige grande quanto un condizionatore e sperare che i cavi non decidessero di fare il nodo scorsoio.
Noi siamo cresciuti così, un cacciavite a croce, la RAM che entrava solo se la guardavi con l’occhio giusto, e il BIOS sempre pronto a ricordarti chi comandava davvero. Era un'epoca in cui sentivi l’hardware, lo ascoltavi. A volte piangevi con lui.
Poi arrivano i ragazzi di oggi.
La nuova generazione non assembla ma scarta. Non installa ma tocca un'icona. Non ottimizza ma aggiorna l’app. Il massimo rischio tecnologico che affrontano è dimenticarsi dove hanno lasciato il caricabatterie.
Gli parli di driver, e loro pensano alla patente, gli chiedi se sanno cos’è il BIOS, e ti rispondono che forse è un cantante indie. Gli racconti che una volta sbagliare un jumper poteva trasformare un PC in un soprammobile inutile e ti guardano come se stessi parlando dell’epoca dei dinosauri.
E mentre noi facevamo backup masterizzando CD che si graffiavano se li guardavi male, loro vivono nella serenità del cloud automatico. Non sanno dove vengono salvate le cose, ma 'tranquillo, è tutto sincronizzato'.
La verità però, è che dietro la mia critica c’è una micro-dose di invidia. Loro hanno dispositivi che funzionano senza sacrifici umani, alimentatori che non esplodono, sistemi che non richiedono tre formule magiche e un riavvio per iniziare a collaborare.
Noi abbiamo i nostri aneddoti da veterani del fronte tecnologico: la ventola che vibra come un trattore, l’alimentatore da 350W che cercava di far partire una GPU che manco dovevi guardare negli occhi, i cavi front panel che sembravano progettati da un'entità ostile.
Questa generazione ha tablet già pronti, smartphone che si configurano da soli e interfacce che capiscono tutto, tranne quando tocchi per sbaglio. Ma almeno noi possiamo dire, con orgoglio, che la tecnologia non l’abbiamo solo usata, l’abbiamo domata. O almeno ci abbiamo provato, con molta dignità e qualche bestemmia.